Gradini che non finiscono mai. Vita quotidiana di un Premio Nobel


Recensione a G. Parisi con P. Paterlini, Gradini che non finiscono mai. Vita quotidiana di un Premio Nobel, La nave di Teseo, Milano 2022, Euro 20.

Approcciarsi alla figura di un Premio Nobel è sempre un’esperienza stimolante; qualunque sia il suo raggio d’azione, si finisce quasi sempre con il raffrontarsi a un’altezza di intuizioni, a una finezza d’analisi, a uno sguardo altro che non possono che giovare e schiudere nuove prospettive all’intelletto.

È esattamente il caso di questi Gradini che non finiscono mai. Vita quotidiana di un Premio Nobel, autobiografia del Premio Nobel per la Fisica (nell’anno 2021) Giorgio Parisi, scritta ‘a quattro mani’ da Parisi stesso e Piergiorgio Paterlini.

Operazione analoga fu compiuta da Paterlini con Gianni Vattimo (Non essere Dio. Un’autobiografia a quattro mani, con Gianni Vattimo, Ponte alle Grazie, 2015). Il lavoro è dunque frutto di un dialogo che assomiglia, per usare un’espressione di sapore gadameriano, a una vera e propria “fusione di orizzonti”. Un’assimilazione tale che nella parola dell’uno risuona quella dell’altro. Non poteva essere diversamente, dato che Paterlini, nel suo percorso di scrittura, coniuga una tensione narrativa non disgiunta da profonda eticità (penso, per esempio, a Bambinate) con l’attitudine a una costante inchiesta di senso. Quête che, in Stanno smontando il mare e altri racconti, lo conduceva a domandarsi: “chi è che smonta tutto. E come fa. E quale diversa luce si accenderà nel buio”? Certo, Parisi nel libro mette in chiaro come “A oggi, le leggi della fisica sono empiriche, ci dicono il ‘come’ non il ‘perché’”, ma gli scenari, soprattutto nei riferimenti alla teoria delle stringhe, lasciano aperta la possibilità all’idea che il progresso scientifico arrivi ad “aprire spiragli sul mistero”.

Nel 2021, come si diceva, Parisi ha ricevuto il Nobel per la fisica «Per la scoperta dell’interazione fra disordine e fluttuazioni nei sistemi fisici dalla scala atomica a quella planetaria». Il volume in questione (progettato prima del prestigioso premio) ci mostra la sua sistematica motivazione alla ricerca, all’indagine sulle ragioni dei fenomeni (“Non basta che venga il risultato, io voglio capire il perché”), alla capacità di connessione di questioni apparentemente distanti. Lo seguiamo nel suo salire i gradini che, passo dopo passo, hanno condotto al Nobel e ad altri riconoscimenti: quei gradini ‘eponimi’ al contempo parte integrante di un incubo descritto dal fisico. Un sogno che fa pendant con la similitudine del nuoto in direzione di uno scoglio cui sembra impossibile accostarsi, perché, in un’impressione di stasi, la distanza non aumenta né diminuisce.

Quanto alla fruibilità di questo libro, si ritiene necessario tranquillizzare i profani della fisica, che – timore inizialmente condiviso dallo stesso Giano – non dovranno ire procul, ma potranno con piacere e profitto accostarsi al volume. Esso infatti non necessita di particolari precognizioni per essere compreso e apprezzato, anche perché la “chiarezza di visione” dello scienziato e l’abile montaggio dello scrittore si traducono in nitore dell’esposizione e delle argomentazioni. Chiaramente, il cultore di questa disciplina ne rappresenta l’Implizite Leser iseriano: potrà colmare gli spazi bianchi, rimasti tali per necessità di narrazione. Anche in quest’ultimo ramo, Parisi, che preferisce parlare di “diffusione” o “comunicazione” della scienza, ha fatto registrare lavori che potranno appassionare il lettore colto e il cultore delle scienze della natura; ci riferiamo soprattutto a In un volo di storni. Le meraviglie dei sistemi complessi, che Parisi ha scritto per Rizzoli nel 2021, con la saggista Anna Parisi, a promuovere la conoscenza di un ricerca condotta tra il 2005 e il 2007, rievocata anche nel capitolo 66 di questo volume, Campagne d’inverno.

Parisi è nato nel 1948 e il suo racconto ha anche un’interessante valenza documentaria. Ci conduce nel vivo di tante storie, tra cui colpisce quella del rettore dell’Università di Trieste, Rodolfo Ambrosino, padre di Daniella (moglie di Parisi, anche lei raffinata studiosa). Lo studioso fu stroncato a soli 48 anni da un infarto, nel quadro delle tensioni per manifestazioni neofasciste nel contesto universitario. Poi rivivono le vicende di tanti individui, gente comune, intellettuali, studiosi, storie che si rinsaldano a quella del fisico. In particolar modo, Parisi ricorda il suo rapporto con Ignazio Silone e Luce d’Eramo. Del primo rammenta, tra le altre cose, l’impressione che la lettura di La scuola dei dittatori suscitò in lui e, a proposito della possibilità che fosse una Spia?, pur dichiarando che la verità non possa appurarsi con sicurezza, precisa – con una metafora tratta dal suo ambito di interessi – come si tratti di “Un teorema al quale non abbiamo mai creduto, peraltro smontato abilmente da altri libri di altri storici”. Molto efficace anche il ritratto di Luce d’Eramo, grazie al quale si ripropone il Leitmotiv dell’interesse del fisico anche per il sapere umanistico, condiviso, in direzione inversa, dalla scrittrice: “voleva spiegazioni di meccanica quantistica. E quando poi ha deciso di scrivere Partiranno (…) Trattandosi di alieni, ho discusso a lungo con lei su come descrivere gli spostamenti nello spazio e nel tempo”.

Dal nostro punto di vista, i momenti di maggior fascino sono quelli in cui lo scienziato ci fornisce un accessus al suo lavoro di ricerca. Ciò avviene, per esempio, nel capitolo Il mondo attraverso i vetri: la sfida della questione dei vetri di spin diviene terreno di caccia all’“errore concettuale”, in una commistione di intuizione e verifica foriera dell’introduzione di “tutta una serie di concetti matematici nuovi”, all’apparenza qualificabili addirittura come “matematica stiracchiata”. Da questi problemi a quelli relativi alle “transizioni da uno stato all’altro”, dal volo degli storni con la sua complessità sperimentale alle questioni di soddisfacibilità, il lettore è catapultato nelle maglie del pensiero al suo farsi e subisce la fascinazione di una sfida intellettuale costante. I luoghi comuni sono smentiti: il volo degli storni, che parrebbe “armoniosissima danza frutto di intelligenza collettiva”, risulta invece “il prodotto di regole individuali”, smentendo “i modelli fisici ingenui, basati più sulla distanza che sul numero di compagni in volo e della densità dello stormo”. Di notevole interesse è anche il capitolo 67, intitolato con una buona dose di ironia “La matematica non si sa di cosa parla (meno male)”, in cui il lettore ben arriva a cogliere come proprio l’alto livello di astrazione della matematica sia la chiave della “sua forza”, della “sua straordinaria utilità”. “Se 2+2 significasse solo 2 mele + 2 mele = 4 mele sarebbe finita lì. Sapremmo contare le mele e stop”. Proprio perché invece in quel calcolo “non si sa di cosa” si parli, esso finisce con il guadagnare un’applicabilità pervasiva, grimaldello per accostarsi alle forme della complessità. Affascinano anche altri passaggi teorici di più ampio respiro, come quello sullo “spirito dei tempi”, sulle accezioni di probabilità o ancora il momento in cui Parisi si sofferma sul metodo galileiano, per poi citare Torricelli e concludere con North Whitehead che “la scienza taglia la giacca della natura, separa i vari pezzi di una natura che invece è fatta senza cuciture”.

È affrontato con equilibrio e realismo anche il problema di una politica oramai divenuta “mestiere” e che non trae più linfa dalla passione per il benessere della collettività. Emerge l’importanza della “transizione da uno sviluppo esponenziale a una crescita sostenibile”, traguardo cui forse ci si potrà approssimare solo grazie alla “social catena” di uomini e donne “di buona volontà”, libera aggregazione finalizzata a raccogliere e attuare queste sfide importanti. Nel volume si colgono infatti le potenzialità di un ambientalismo non esaltato nelle sue componenti più radicali e a tratti utopistiche, ma semmai inteso quale “pensiero politico a forte impronta scientifica”. Importante appare anche l’impegno di Parisi a tutela della ricerca, come corresponding author di una petizione pubblicata su Nature nel 2016 e promotore di un’altra petizione su Change.org (“Salviamo la ricerca”), in cui si chiede di rispettare anche in Italia la “soglia minima di finanziamento alla ricerca e sviluppo” auspicata in Europa.

Il racconto però non si limita alle questioni di scienza: trova espressione l’amore per la famiglia, per la letteratura, per la danza, in una ricerca di leggerezza che si traduce nelle fantasie di volo contrappuntate dalle note del deandreano Sogno di Maria. Si percepisce in questi Gradini il rumore della vita; ci piace pensare che anche l’ascolto di esso, dolce o amaro che sia, sia necessario per potersi accostare alla physis con orecchio più attento: “a volte, se vuoi percepire più nitidamente un segnale devi aggiungere un po’ di rumore. Non troppo. Non troppo poco”.